“PPP Amore e Lotta”, nella drammaturgia di Katia Colica, nasce da un delicato innesto che mescola alla scrittura originale dell’autrice alcuni passi della poetica di Pier Paolo Pasolini. L’attore è in scena – da spettro? reale? – L’ambiguità non ambisce a essere chiarita. Potrebbe essere appena stato ucciso, Pier Paolo, all’interno di quella confusione senza tempo immaginata addosso ai defunti che non riescono a lasciare il corpo mortale per avviarsi verso il metafisico:
(…) È appena novembre, ne sono certo, ma fa il freddo che potrebbe fare in pieno inverno. In più non riconosco il colore di questo tempo. Si confonde il cielo con la terra, si mescola come fossi dentro un liquido amniotico. Novembre non è il mio mese. Sembra soffocarmi, schiacciarmi il petto. Deve essere colpa della nebbia, un velo lattiginoso che mi scende dalle narici fino giù, in gola. Deve essere per questo perché di notte sento le voci di chi mi ha amato, come certi sogni viziati dal vino rosso; che stranezza, io, quasi astemio.
La madre Susanna aspetta alla finestra, in attesa del suo ritorno (…) È che ti aspetto ancora. Vi aspetto tutti e due, per capire come vi siete smarriti, qual è la mia colpa, in quale strada del bosco vi ho perduti. Vi aspetto per farmi raccontare la faccia dei lupi che vi hanno sbranato.
Il fratello partigiano Guido, ucciso da giovanissimo nel 1945 durante i fatti legati all’eccidio di Porzus, non è rassegnato alla scomparsa di quel rapporto simbiotico (…) Dicono di te che hai perduto la strada di casa, che ti sei fermato in un posto, dovevi vedere qualcuno, e alla fine non ti sei più mosso da lì… Dicono che hai appeso ai tergicristalli della tua automobile una bandiera con cui volevi coprirmi per non farmi prendere freddo, di notte.
Sono voci e visioni che si intersecano confondendo i piani temporali, fino a divenire allucinazioni; o verità allucinate.
In una dimensione atemporale e metafisica, il nostro Pasolini si racconta tra la confusione del tempo perduto, annebbiato, e la certezza di una grinta che mescola amore e lotta.
Questo Primo Studio di un percorso più articolato, che vedrà un debutto nel futuro prossimo, non vuole essere semplicemente un omaggio alla memoria di Pier Paolo Pasolini, ma si configura come un viaggio nella memoria di tutti noi. L’autrice Katia Colica ci chiede di ricordare e ci rammenta il valore della memoria e la forza della poesia.
In bilico su un delicato equilibrio, si indaga l’universo familiare mettendo in luce per la prima volta sulla scena Pier Paolo Pasolini poeta, figlio, fratello e il rapporto con la madre Susanna e il fratello Guido, morto ammazzato nella guerra partigiana ancora giovinetto.
“PPP Amore e lotta – Dico il vero”, ci invita a lottare per il nostro amore e ad amare la lotta, sempre.